DENISE E L’ENNESIMA DELUSIONE

Non corrisponde il dna di Denise Pipitone con quello della ragazza bosniaca di cui si sono avuti gli esiti questi giorni.

Tuttavia alla puntata di Quarto Grado del 10 Marzo, la guardia giurata che aveva effettuato a Milano il video della bimba chiamata Danase, si dichiara tuttora convinto che una verifica su quella bambina e la donna che l’accompagnava farebbe luce sull’accaduto.

A tal proposito la Collovati sottolinea che vi furono verifiche e ricognizioni al tempo nei campi-rom, ma altri replicano che furono eseguite 6 mesi dopo, ed un ritardo di 6 mesi rispetto ad una realtà nomade è effettivamente un’eternità. Vi sono inoltre – lo ricordiamo – nomadi che non vivono nei campi-rom predisposti dagli enti territoriali, quindi per definizione i controlli difficilmente potevano essere esaustivi.

Da parte nostra riteniamo che la pista rom sia senza dubbio quella più accreditata, vuoi per il video che evidenzia una somiglianza fortissima della bimba, vuoi per la telefonata effettuata ad un parente di Denise da un cellulare in uso ad un rom, con tanto di segnatura in rubrica del relativo numero telefonico mobile e della sua identità senza alcun apparente motivo.

Vi è da rilevare, poi, che non possiamo dire di avere oggigiorno o di aver avuto nel 2005 un censimento preciso e completo delle presenze degli stranieri e dei rom in Italia. Così la dipartita dall’Italia dei rapitori e della bimba era del tutto agevole e fattibile, in tal ipotetico caso, anche a causa dei ritardi riportati e di passaggi non cristallini nelle attività d’indagine, deducibili dalla recente condanna al Pm all’epoca incaricato ad 1 anno di reclusione.

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ALL’ARCIMBOLDI C’E’ “PRISCILLA”, IL VAN ROSA FINO AL 26 MARZO

Torna a calcare le scene del Teatro Arcimboldi a Milano “Priscilla La Regina del Deserto”, musical dei record la cui paternità dobbiamo all’australiano Stephan Elliott ed all’inglese Allan Scott, che ha raccolto nel mondo oltre 10 milioni di spettatori e vincitore di due Tony Awards.

L’occasione è data dai 10 anni dal debutto italiano, pieni di energia, risate, platee gremite, scenografie scintillanti e coreografie esplosive. Tratto dall’omonimo film cult vincitore di un Oscar, il musical è una travolgente avventura on the road che resta in scena fino al 26 marzo sotto la regia di Matteo Gastaldo e vede protagonisti i tre disinvolti attori amati dal pubblico che debuttarono alla prima nazionale al Teatro Ciak Webank.it: così Simone Leonardi interpreta il ruolo di Ralph/Bernadette, Mirko Ranù quello di Adam/Felicia ed Antonello Angiolillo il ruolo di Tick/Mitzi. Attorno a loro una ventina di altri performer sul palcoscenico.

La storia si snoda in modo esilarante sul percorso dei tre amici che, a bordo di un vecchio bus rosa soprannominato Priscilla, partono per un viaggio attraverso il deserto australiano alla ricerca di amore ed amicizia fra musica, ricordi anche dolorosi, incontri, imprevisti, svelandosi l’un l’altro ed alternando momenti di energia e fragilità. In ausilio alle scenografie e alle coreografie soccorrono 500 costumi arricchiti da piume e paillettes, 60 parrucche, 150 paia di scarpe e 200 cappelli.

La brillante sceneggiatura e la coinvolgente colonna sonora, costellata da hit divenute celebri a livello planetario (tra cui molti successi di Madonna e pure un brano di Ennio Morricone, il tutto sotto la direzione musicale di Fabio Serri), ne fanno uno dei musical più amati di sempre, una festa ed un inno alla diversità ed inclusività, che riesce ad un tempo a far riflettere, toccare il cuore e rallegrare tutti.

Silvia D’Ambrosio

www.priscillailmusical.it

TEATRO ARCIMBOLDI MILANO (TAM)

VIA DELL’INNOVAZIONE 20, MILANO

boxoffice

www.ticketone.it

Orari show: da martedì a venerdì h 21.00

sabato doppio spettacolo h 16.00 e 21.00 (sabato 25 marzo solo h 21)

domenica h 18.00 (eccetto domenica 5 marzo h 14.30).

Prezzi show: da € 34,50 a € 74,70

A CELEBRARE L’ARCOBALENO E’ RAIMBOW AL MUDEC

FINO AL 2 LUGLIO MOSTRA GRATUITA ED ALTRI EVENTI IN CITTA’

Da febbraio a Milano ha luce un progetto interdisciplinare dedicato all’arcobaleno sia come fenomeno naturale sia come simbolo ed archetipo nelle varie culture, con fulcro nella mostra “RAINBOW. Colori e meraviglie tra miti, arti e scienza allestita al MUDEC (via Tortona 56, Milano), aperta al pubblico fino al 2 luglio al primo piano del noto museo etnografico, ad ingresso libero.

Oltre ad indagare vari significati dell’arcobaleno nell’antropologia e nella scienza, nella storia o nella mitologia antica e più recente, il progetto si ispira alla mostra allestita nel 1975 a San Francisco ed intitolata “The Rainbow Show”, ideata dall’attivista Angela Davis quale iniziativa pacifista e di sensibilizzazione verso l’integrazione.

Gli spazi allestiti al primo piano del Mudec si aprono con un’installazione site specific di Cory Arcangel; la mostra prosegue nelle sale dove sono esposti pezzi del museo ed altri per prestiti nazionali o internazionali: si va dall’installazione immersiva di Laura Grisi a strumenti ottici, dal Codex Florentinus risalente al 1577 e che contiene un disegno dell’arcobaleno, studiato fin da allora, ad opere di Giacomo Balla, Joseph Albers, Frank Stella, Shusaku Arakawa pittoriche o scultoree ed anche video-grafiche-digitali, fino alle foto di Judy Chicago o ad un paramento cinese maschile, ricamato con motivi di draghi ed arcobaleni. In mostra anche esemplari di uccelli dalle livree multicolori ed un serpente che in alcune culture e mitologie assurge a simbolo iconografico.

Il progetto, che prevede eventi diffusi nella città, coinvolge anche il Museo di Storia Naturale ed il Planetario: si comincia in particolare con una serata-conferenza sabato 4 marzo alle h 21 dal titolo “Tutti i colori …del buio per scoprire che la luce ha in realtà molti più colori di quelli che i nostri occhi riescono a percepire, per conoscere i raggi ultravioletti dai quali ci proteggiamo d’estate, ed i raggi infrarossi, il calore che i nostri corpi emanano, o le onde radio, i raggi X e i raggi gamma; ognuno di questi colori apre una finestra diversa dalla quale osservare l’universo e scoprire oggetti bizzarri come quasar e buchi neri. Le serate a tema proseguiranno fino a maggio (4 aprile, 16 maggio) sempre ad ingresso libero, esplorando i segreti della luce ed il funzionamento delle stelle e del Sole (i biglietti sono da ritirare in Planetario oppure prenotandoli online sul sito www.booking.lofficina.eu).

Nell’ambito del progetto anche il Museo di Storia naturale ha allestito una mostra dal titolo “Rainbow. Tutti i colori dell’evoluzione (costo: 5,00 €): una serie di esemplari zoologici, un caleidoscopio di insetti, conchiglie, cristalli e campioni di minerali offrono una panoramica delle colorazioni presenti in natura, originate sia da pigmenti che da fenomeni fisici di interferenza e diffrazione della luce. Le molteplici pressioni evolutive hanno generato nel mondo naturale, altrettanti adattamenti, in cui il colore riveste una funzione determinante nella comunicazione, nella selezione sessuale, nel mimetismo e nella difesa dai predatori.

A corredo, ad aprile verrà esposto un murale coi colori dell’arcobaleno, grazie all’Ufficio Arte Pubblica e al BASE, e tra il 22 al 26 maggio il Mudec ospiterà una settimana di studi sulla black art degli anni 60/70.

Silvia D’Ambrosio

MUDEC

Via Tortona 56, 20146 MILANO

Tel. 02.54917

www.mudec.it

MUSEO DI STORIA NATURALE

C.so Venezia 55, Milano

Tel. 02.88463337

www.museodistorianaturalemilano.it

PLANETARIO

C.so Venezia 57, Milano

Te. 02.884643340

www.lofficina.eu

BONI TORNA NEL SUO “DON CHISCIOTTE” AL TEATRO MANZONI FINO AL 5 MARZO

Ritorna al Teatro Manzoni fino al 5 Marzo lo spettacolo “Don Chisciotte” con Alessio Boni, che l’anno passato si era dovuto interrompere per un imprevisto malanno di un componente della compagnia.

Don Chisciotte interpretato appunto da Alessio Boni, affiancato da un’attrice spassosa come Sierra Yilmaz nelle vesti maschili di Sancho Panza, è colui che combatte per un ideale etico, eroico; una spinta propulsiva che gli arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E come tale è un vero outsider.

Chi nel corso dei secoli, ha osato svincolarsi dal conformismo – avvalendosi del sogno, della fantasia, dell’immaginazione – è stato spesso considerato pazzo, salvo poi venir riabilitato dalla storia ed essere lungamente ricordato, fino ad incarnare talora propriamente un eroe immortale.

In una pièce di teatro classico come quella riproposta al teatro Manzoni, in una gustosa edizione, la lucida follia ti permette di sospendere per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” spoglia di senso il quotidiano umano, ma ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte; l’uomo è invece consapevole della caducità in ogni istante, come lucidamente ricorda l’attore Alessio Boni citando passi filosofici. Boni stesso a sua volta è stato folgorato dal teatro, mai fino ad allora considerato nella sua esistenza, e da quell’istante ha voluto puntare tutto sul suo nuovo percorso, studiando e passando attraverso mille difficoltà, tralasciando ogni altra possibilità alternativa.

Dopotutto, sono solo coloro che sono folli abbastanza da credere in un’utopica visione del mondo, ad andare controcorrente e diventare icone, che meritano a ragione di essere ricordati in eterno: tra gli altri Galileo, Leonardo, Mozart, Mandela, Madre Teresa” ci ricorda.

È davvero così folle tutto ciò?

“E se la vita è sogno, lasciami sognare per sempre!” chiosò Miguel de Unamuno, autore della “Vita di Don Chisciotte e Sancho”.

 

 

TEATRO MANZONI

VIA MANZONI 42, MILANO

www.teatromanzoni.it circuito Ticketone

info

tel. 02.7636901

Poltrona Prestige € 35,00

Poltronissime € 32,00

Poltrona € 23,00

Poltrona under 26 anni € 15,50

I funerali di Maurizio Costanzo: evento popolare condito da ricordi social, selfie e articoli indelicati

E’ mancato venerdì 24 febbraio a Roma il giornalista Maurizio Costanzo – per il quale, chiariamo subito, l’appellativo di giornalista va un po’ stretto, così come gli andavano spesso strette certe giacche indossate nei suoi talk-show serali, in quanto da intellettuale e vulcano in eruzione qual era, si è dedicato anche al teatro ed è stato autore di programmi tv, scrittore e talent scout –, allorché era ricoverato da giorni, come poi le indiscrezioni hanno palesato, alla clinica Paideia. Aveva 84 anni.

Poco importa che fosse stato operato e si fossero presentate delle complicazioni, e che avesse seguito l’ultimo festival di Sanremo dalla camera d’ospedale; lui che comunque, da diabetico, era riuscito a perdere diversi chili su insistenza dei medici e della moglie. Quel che conta è che lui non è più tra noi. La figlia ha dichiarato che le piace pensare si stia già dando daffare organizzando un talk lassù, tra le nuvole ed i vip del Paradiso.

Alle ultime apparizioni Tv era sembrato un po’ stanco e provato, ne risentiva soprattutto l’eloquio e la pronuncia. Il “Maurizio Costanzo show” a suo dire, si era interrotto per malanni di stagione, tanto da diffondere un video per rassicurare il suo pubblico ove si scusava per i suoi acciacchi e per l’inaspettata interruzione; il pubblico e i conoscenti non avevano quindi idea del suo esatto stato di salute.

La notizia per prima è stata data in diretta venerdì in tarda mattinata, nel corso di una trasmissione TV de La7 condotta da Myrta Merlino e alla quale partecipava Vittorio Sgarbi, reso celebre proprio da Costanzo quale invitato dei suoi talk, che ha commentato “E’ terribile, è morto nostro padre… sono sconvolto. La televisione è imprevisto,… è fare capitare le cose e Maurizio coi suoi inviti nei talk ne era capace”; la conduttrice da parte sua sottolineava che il motto di Costanzo era innanzitutto quello di “essere liberi”. Nel Ventunesimo secolo capita così di apprendere una notizia del genere, perché la conduttrice di un programma in onda, nota un alert sul proprio cellulare e legge un dispaccio di agenzia in diretta.

Nei giorni seguenti è stata organizzata la Camera ardente in Campidoglio e disposti i funerali solenni nella Chiesa degli Artisti, fissati per lunedì 27 febbraio; a tributargli l’ultimo saluto tanta gente comune, a parte i vip, quindi il suo pubblico prediletto. Ma fin da venerdì dalle personalità politiche ai vari amici e colleghi, in molti si sono prodigati a redigere messaggi in suo ricordo sui social: da Giorgia Meloni che in un tweet lo ricorda come “icona del giornalismo e della Tv, che ha saputo raccontare anni difficili con coraggio e professionalità. Grazie per aver portato nelle case degli italiani cultura, simpatia e gentilezza.”, all’account Twitter della Polizia di Stato, ove si legge “A lui, con cui abbiamo condiviso progetti e iniziative di legalità, va il nostro sentito ‘Grazie’”, o per citarne altri i post Instagram di Gianni Morandi che ammette “E’ un grande dolore…” o di Mara Venier che contrita, ricorda “una vita assieme” o ancora di Vladimir Luxuria che per l’impegno profuso nelle battaglie per i diritti civili dei transgender, assicura verso di lui “La mia gratitudine sarà eterna”.

Sui vari social post di ricordo, commemorazione e pure di addio. Un tempo non lontano si usavano i manifesti bordati di nero lungo le strade o gli annunci sui necrologi nei quotidiani, ora per essere più tempestivi e massivi si utilizzano i social, e questo anche da parte delle istituzioni.

Al di là di qualche improvvida idea da parte di alcuni che gli hanno fatto visita alla camera ardente, di pretendere un selfie con Maria De Filippi, anch’ella sì personaggio pubblico, ma in pieno dolore e lutto, comportamenti dettati da goffaggine ed ignoranza, ancora più preoccupanti e fuori luogo possono apparire gli articoli pubblicati domenica 26 febbraio ad oggetto il patrimonio di Costanzo; e ciò non solo da una nota e patinata rivista (con arie di internazionalismo, e fors’anche di superiorità rispetto alle classiche riviste femminili) ma, ahimè, anche da diversi quotidiani: non si parla dell’eredità morale ovviamente, ma di quella strettamente materiale. Allorché nemmeno sono stati svolti i funerali, tanti colleghi si sono presi l’incombenza di redigere o dare l’assenso ed inserire nel menabò gli elenchi (conosciuti) dei beni di proprietà del defunto.

A noi non è parsa un’idea molto bon ton, ed anzi indelicata per le tempistiche (specie verso la consorte Maria De Filippi che è stata sposata con Maurizio dal 1995 ad oggi, per un totale di 27 anni), idea affetta pure dal provincialismo cui ci ha abituato certa stampa inglese mei confronti dei reali, e semmai comportante l’impressione che il giornalismo della carta stampata – genericamente ritenuto il miglior giornalismo sulla piazza – stenti a farsi carico dell’eredità morale di quest’uomo, ma si interessi piuttosto di aspetti materiali, e di accrescere le proprie vendite solleticando curiosità su aspetti eminentemente privati.

Non mancheremo infine di notare che tanto clamore mediatico che si tenta di suscitare sul patrimonio a fine carriera di quello che è stato un intellettuale a tutto tondo, come detto, e non un semplice giornalista o conduttore, appare l’ennesimo stigma – forse neanche scevro da punte d’invidia e di antipatia anti-borghese – verso un professionista instancabile e particolarmente dotato e creativo, che ha avuto il merito di mettere a frutto solo le proprie qualità costruendosi interamente da solo.

Fin dalla gioventù coltivava il sogno di diventare giornalista in una famiglia dove gli avi erano marinai e pescatori ortonesi, la mamma era casalinga ed il papà era un semplice impiegato ministeriale, che era il primo a nutrire dubbi sulla carriera agognata dal figlio (dal suo punto di vista “non capiva cosa andavo a fare” confesserà in un’intervista), e poi scomparso allorché lui aveva solo 16 anni; eventi che lo indussero ad intraprendere la bassa gavetta nelle redazioni e così cominciò presso “Paese Sera” a 18 anni, appena diplomato, senza percepire alcunché, invece di andare all’università. Anni dopo, nel 2009, verrà insignito della laurea honoris causa in giornalismo, editoria e multimedialità dall’Università IULM di Milano. Un uomo che ha quindi messo a frutto i propri talenti senza alcuna agevolazione, con tutto il diritto ad un miglior benessere.

Silvia D’Ambrosio

MOSTRA FOTOGRAFICA SU MIA MARTINI

All’Archivio Ferraina (via Muzio Scevola 4, Milano – MM Lambrate) si è appena inaugurata una mostra fotografica di immagini inedite che ritraggono la cantante Mia Martini.

Un servizio fotografico sconosciuto anche agli esperti, che ritrae la grande cantante truccata e vestita da Charlot: personaggio evidentemente evocativo per un’anima sensibile come Mia.

I visitatori potranno visionare le opere esposte alle pareti e l’intero servizio fotografico su supporto digitale.
Possibile acquistare – per sé o anche come regalo – le stampe inedite della mostra in analogico e su supporto in formato 30×40 cm. e 24×30 cm.
La mostra si protrae fino al 22 marzo ed è visitabile solo su appuntamento, scrivendo all’indirizzo info@archivioferraina.com o chiamando al numero telefonico 347 9870075.

FRANCESCA MICHIELIN ED IL SUO CD “CANI SCIOLTI”

L’ALBUM-BOOKLET DI 12 BRANI IN FORMA DI DIARIO

Fresca di altre esperienze professionali, come la conduzione del recente X Factor e l’uscita del suo primo e – per ora unico – romanzo “Il cuore è un organo”, Francesca Michielin torna alle origini ossia alla sua amata musica e propone al pubblico il nuovo albumCani Sciolti”, in uscita venerdì 24 febbraio 2023 accompagnato dal singolo in radio “Quello che ancora non c’è”. L’uscita coincide con l’avvio di un tour che la vede impegnata nei principali teatri italiani; a suo dire, da tempo accarezzava l’idea di un album che fosse adatto per un tour nei teatri, come questo.

La recente fatica discografica nasce a distanza di tre anni dall’ultimo disco “FEAT (Stato di Natura)”, registrato in studio, mentre “Cani Sciolti” è stato registrato a Bassano del Grappa per così dire “in famiglia” e a Milano è stato solo perfezionato sotto la direzione artistica di Francesca Michielin e Giovanni Pallotti, grazie ai mix di Ricky Damian – già premio Grammy “Record of the year”-, Pino Pinaxa e Gigi Barocco; un viaggio dal sapore cantautorale di cui Francesca Michielin ha curato in prima persona ogni particolare (dalla scrittura all’arrangiamento e alla produzione). Il CD si compone di 12 tracce – 9 inediti in aggiunta ai singoli già noti al pubblico “Bonsoir” e “Occhi grandi grandi”e al brano “Un bosco”–; la cantautrice ha lavorato al disco dal 2016 in poi.

La cover tratta da una fotografia in primo piano, vede Francesca ritratta in primo piano come in un dipinto ed “anticata”, ma struccata e spettinata, che piange lacrime destinate a mutare e a trasformarsi in fiamme, ossia in potenza nella sublimazione del dolore; anche il booklet è scritto e disegnato da lei, realizzato sotto forma di diario; quindi un lavoro che da subito appare intenso, intimo, sincero, familiare, impregnato di sé e delle proprie esperienze di vita.

Il titolo è una metafora” spiega alla conferenza-stampa tenutasi all’Arci Bellezza a Milano; “i cani sciolti sono le persone dissidenti, quelle che non stanno al guinzaglio o alle regole imposte dal comune sentire, sono le persone più coraggiose e controcorrente; noi artisti abbiamo una grande responsabilità, che è quella di rompere gli schemi e di indicare che non occorre omologarsi”.

Così Francesca parla di sofferenze che l’hanno toccata, e che scopriremo nel suo CD, e rispolvera qualche successo come “Occhi grandi grandi in apertura del disco con un attacco nu metal, seguito da altre pennellate e tracce a sfondo sociale come Padova può ucciderti più di Milano o “Ghetto perfetto”. Analogamente alla cover, anche il disco denota classicismo pop ma anche ispirazioni rock ed abbraccia la poliedricità dell’autrice e tematiche diverse: dalla provincia decantata in “Piccola città” a tratteggi di donne, come “Claudia” o “Carmen” (nata da un dialogo con la collega Carmen Consoli), dal singolo “Quello che ancora non c’è” che è canzone d’amore, o spunti riflessivi in “Non sono io la tua solitudine”. Le tracce proposte sono realizzate molto spesso in presa diretta, e tradiscono un’attitudine grunge.

Con perfetto tempismo, in due date sold-out mercoledì 22 e giovedì 23 febbraio la cantautrice debutta nella sua Bassano del Grappa nel tour “bonsoir! – Michielin10 a teatro” prodotto da Vivo Concerti, dove riabbraccerà il suo pubblico, per poi toccare molte altre tappe; i biglietti per i concertisono disponibili su www.vivoconcerti.com e nei punti vendita autorizzati. E presenterà il suo albumal pubblicoed incontrerà i suoi fan per il firma-copie in occasione di tre speciali instore a Padova, Roma e Milano:

· Ven. 24/02/2023 – Padova – Mondadori Bookstore – Via Cavour 16 – ore 17.30

· Mar. 28/02/2023 – Roma – Discoteca Laziale – Via Mamiani 62/a – ore 18.00

· Lun. 06/03/2023 – Milano – Feltrinelli – Piazza Piemonte 2 – ore 18.30.

Silvia D’Ambrosio

CANI SCIOLTI (2023)

Columbia Records/Sony Music Italy

Biglietti per il bonsoir! – Michielin10 a teatro disponibili su www.vivoconcerti.com e nei punti vendita autorizzati.

LA STORIA DI DUE INASPETTATI “AMANTI” AL TEATRO MANZONI FINO AL 26 FEBBRAIO

 

Mai come in questo periodo di febbraio, in cui si festeggia San Valentino, poteva cascare a fagiolo una commedia moderna come “Amanti” sull’amore, sul sesso, sulle relazioni durevoli e sulle avventure, sulla costante ricerca della felicità, con profondo scandaglio del mondo maschile e femminile; una commedia con tratti brillanti e divertenti ma anche pensierosa, quasi fosse scritta sulle orme di Italo Svevo.

L’incontro d’amore giunge sempre inaspettato e così accade in questa storia, ritratta nella godibile commedia nata dall’arguta penna di Ivan Cotroneo, e da lui diretta e messa in scena al Teatro Manzoni fino al 26 Febbraio. Claudia e Giulio si conoscono nell’androne di un palazzo, lei ha dimenticato un fazzoletto ad uno dei piani, lui per cavalleria attende che la donna si decida se salire di nuovo, per recuperarlo, e l’ascensore e lo spazio antistante costituiscono un frammento significativo dei loro destini. Quell’incontro e quella salita in ascensore, benché suggellati da una semplice stretta di mano, saranno per loro fatali.

L’incontro in fondo non è così causale, perché – come scopriranno presto – entrambi frequentano la stessa psicoterapeuta nello stesso giorno della settimana, ma in orari consecutivi, perché insoddisfatti dei rispettivi rapporti di coppia. Qualche tempo dopo ritroviamo i due protagonisti (ben interpretati da Massimiliano Gallo e Fabrizia Sacchi) in una camera d’albergo, dove si incontrano clandestinamente ma ormai in modo ricorrente, entrambi convinti di avere diritto ad uno spazio di evasione, ed autoconvinti di non volere nulla più di quanto accade in quella stanza e di poter governare in modo saldo le loro vite, e conseguentemente le loro relazioni matrimoniali. Giulio è sposato con prole – tre bambini ancora piuttosto piccoli -, mentre Claudia ha un marito un po’ più giovane di lei e sta cercando da tempo di restare incinta.

Col passare degli incontri sentiranno la necessità di raccontare qualcosa di questa relazione clandestina alla dottoressa Cioffi, stesi sul lettino della terapia, nel probabile intento di scrutare i propri stessi sentimenti ancora confusi, e lei – a prima vista imperturbabile – si dimostrerà oltremodo interessata a queste evoluzioni sentimentali e li bombarderà di domande, e si prodigherà poi nell’intento di mantenere il segreto professionale allorché agli appuntamenti i pazienti perverranno ciascuno col proprio partner.

Gli scenari delineati sono quindi due, paralleli e contrapposti: quello della camera d’albergo, che i due ritengono inizialmente momento marginale e di evasione, e lo studio della psicoterapeuta, che in breve progressione vedrà accumularsi bugie su bugie, e risulterà in linea con la grigia routine quotidiana e la menzogna generale, andando a snaturare lo scopo della stessa psicoterapia. Così per contrasto, risalterà sempre più la bontà e sincerità di rapporto tra i due amanti e la camera col letto matrimoniale quale unico luogo di verità, dove i due protagonisti esprimono davvero se stessi.

All’esterno di quel piccolo e clandestino rifugio d’amore, le menzogne si renderanno necessarie per mantenere gli equilibri familiari, e per respingere certe curiosità intrusive, fors’anche morbose, dell’apparentemente irreprensibile e gelida dottoressa, che per prima tuttavia apparirà appassionarsi alla storia clandestina ed in virtù di essa risulterà scossa dal suo abituale torpore e dalla sua rigidità.

Ho sempre cercato” ha puntualizzato Ivan Cotroneo in conferenza-stampa “nei miei romanzi, nei miei film o nelle serie TV il confronto tra il maschile ed il femminile, la rottura degli stereotipi di genere, la prepotente forza del sesso e dell’amore nel tentativo di raccontare la società attuale e le relazioni ai nostri giorni; in questa commedia in due atti sono questi temi a prendere forma in un racconto divertente e ricco di tenerezza e verità, come sempre succede nella commedia della vita”.

Silvia D’Ambrosio

TEATRO MANZONI

VIA MANZONI 42, MILANO

www.teatromanzoni.it circuito Ticketone

info

tel. 02.7636901

Poltrona Prestige € 35,00

Poltronissime € 32,00

Poltrona € 23,00

Poltrona under 26 anni € 15,50

Le elezioni regionali: analisi del dato cittadino e della provincia

Proseguono polemiche e valutazioni dei dati emersi dalle recentissime elezioni del Consiglio regionale della Lombardia, in cui ha vinto (con la percentuale complessiva del 54,7%) la coalizione di Centro-destra ed il Governatore Fontana, che intraprende quindi il suo secondo mandato.

Intanto Milano è città controcorrente, che tributa la percentuale di voti più bassa al candidato del Centro-destra Fontana (37,60%) e ripone più fiducia nell’avversario Maiorino (46,8%); mentre sommando il dato cittadino a quello della provincia di Milano, i valori si allineano maggiormente al risultato regionale, e Fontana risulta prevalere nella provincia col 44,9% su Maiorino che resta a quota 42%.

Prevalenza nettissima, addirittura sopra il 60% è stata tributata al Governatore uscente nelle province di Pavia, Bergamo, Brescia, Sondrio, Como e pure a Varese la percentuale è schiacciante sfiorando il 60%; le vere roccaforti sono le province di Sondrio, Brescia e Como.

Pare quindi che i risultati sulla città di Milano risentano dell’atrofia del partito berlusconiano di Forza Italia, che registra un calo netto, il più basso mai registrato. Letizia Moratti evidenzia un risultato un poco migliore a Milano che sul resto della regione, ma sotto le aspettative.

Si sprecano le ipotesi pseudo-scientifiche per stabilire chi sia l’astensionista in queste elezioni; in Lombardia ha votato solo il 41,7% degli elettori, mentre il 73,1% nel 2018. Contro la logica per cui l’astensione ha penalizzato un po’ tutte le liste in percentuale, c’è chi vorrebbe più astensionistico il voto del Movimento 5 Stelle (così l’elaborazione sistemica You Trend sui dati di voto del Comune di Milano, apparsa su Il Sole 24 Ore) e chi, partendo dall’identica elaborazione dei dati You Trend (cosa che riduce la certezza dell’analisi), vorrebbe intravvedere su Milano una penalizzazione maggiore di Fontana (così depone altro articolo di SkyTg24), ed una più ampia e solida mobilitazione dell’elettorato a marchio PD, che in città avrebbe ”tenuto bene” anche rispetto alle Politiche di settembre (questo uno dei commenti di Lorenzo Pregliasco, direttore di You Trend, che si può leggere più diffusamente sulla testata SkyTg24).

E per l’appunto, guardando al dato cittadino confrontato con le ultime Politiche, il risultato del Terzo Polo (che allora superava il 20%) si è inabissato, nonostante una certa popolarità della Moratti, che è già stata sindaco cittadino. Se poi Majorino si aggiudica la cerchia intermedia della città, ricompresa a grandi linee tra le circonvallazioni, e le direttrici Sud-ovest del Lorenteggio/Barona e Stadera, e Nord-est di Niguarda e Città Studi-Lambrate, Fontana prevale di misura nella zona più centrale, svetta sorprendentemente con maggiore scarto di voti nelle fasce periferiche di Baggio, Quarto Oggiaro-Comasina e Ponte Lambro, e resta in vantaggio in un’ampia fetta di San Siro e nei quartieri a Sud-est ossia Vigentino e Corvetto.

AL TEATRO NAZIONALE PROTAGONISTA LA D’URSO NELLA COMMEDIA “TAXI A DUE PIAZZE”

Il 14 Febbraio al Teatro Nazionale debutta in anteprima europea la famosa commedia “Taxi a due piazze, nella versione riscritta ed aggiornata dall’autore Ray Cooney in chiave femminile.

Al commediografo Ray Cooney è stato demandato il compito di rinnovarla, in linea con i tempi attuali e con una versione rovesciata al femminile. Così in esclusiva mondiale, lo spettacolo debutta come assoluta novità e resta al Nazionale fino al 26 Febbraio, prima di partire in tournée ed approdare nei teatri di altre nazioni europee.

Della pièce – che ha avuto luce nel 1983 e venne rappresentata a Londra per la prima volta, e poi tradotta da Iaia Fiastri, fu proposta l’anno dopo al Teatro Sistina a Roma – si ricorda l’esilarante edizione a firma Dorelli, Quattrini, Panelli e Brochard. Nell’inedita versione attuale, mai rappresentata fino ad oggi, sarà stavolta protagonista una tassista fedifraga, interpretata da Barbara D’Urso, che torna a recitare in teatro dopo 15 anni: un personaggio abile a destreggiarsi tra due mariti inconsapevoli del tradimento, che quindi sostituirà il ruolo principale, un tempo di Johnny Dorelli.

Questa nuova versione, che rispolvera un grande classico in veste completamente rinnovata dal suo autore sia nei dialoghi che nei contenuti, è restituita perfettamente al pubblico grazie all’adattamento italiano di Gianluca Ramazzotti, e vede una garanzia come Chiara Noschese alla regia, la stessa Barbara D’Urso alla direzione artistica ed al suo fianco un cast d’eccezione: Rosaria Porcaro, Franco Oppini, Gianpaolo Gambi.

Pensata come tipica commedia degli equivoci, tra le più amate e rappresentate, è un evergreen dalle vicende tragicomiche, che si snoda su una serie di bugie inventate per far fronte ad una situazione inaspettata.

Lo spettacolo proseguirà la tournée in altre città italiane e poi straniere.

Silvia D’Ambrosio

TEATRO NAZIONALE

VIA ROTA 1, PIAZZA PIEMONTE, MILANO

https://teatronazionale.it/produzione/barbara-durso-in-taxi-a-due-piazze/

Informazioni e prenotazioni tel. 02 00640888

boxoffice

Mart. – sab.: h 20:45 domenica: h 15:30

prezzo biglietto da 52,00 € a 27,00 €

ALLA PREMIERE

Al debutto di questa nuova edizione della nota commedia, abbiamo intercettato:

  • una sorridente Enrica Bonaccorti, per la quale il tempo sembra non passare mai;
  • una Jo Squillo in mise classica: camicetta bianca e giacca scura e le immancabili scarpe a tacco alto;
  • Vladimir Luxuria in tailleur pantalone scuro;
  • e un Francesco Oppini soprattutto in veste di fan del papà.