E’ mancato venerdì 24 febbraio a Roma il giornalista Maurizio Costanzo – per il quale, chiariamo subito, l’appellativo di giornalista va un po’ stretto, così come gli andavano spesso strette certe giacche indossate nei suoi talk-show serali, in quanto da intellettuale e vulcano in eruzione qual era, si è dedicato anche al teatro ed è stato autore di programmi tv, scrittore e talent scout –, allorché era ricoverato da giorni, come poi le indiscrezioni hanno palesato, alla clinica Paideia. Aveva 84 anni.
Poco importa che fosse stato operato e si fossero presentate delle complicazioni, e che avesse seguito l’ultimo festival di Sanremo dalla camera d’ospedale; lui che comunque, da diabetico, era riuscito a perdere diversi chili su insistenza dei medici e della moglie. Quel che conta è che lui non è più tra noi. La figlia ha dichiarato che le piace pensare si stia già dando daffare organizzando un talk lassù, tra le nuvole ed i vip del Paradiso.
Alle ultime apparizioni Tv era sembrato un po’ stanco e provato, ne risentiva soprattutto l’eloquio e la pronuncia. Il “Maurizio Costanzo show” a suo dire, si era interrotto per malanni di stagione, tanto da diffondere un video per rassicurare il suo pubblico ove si scusava per i suoi acciacchi e per l’inaspettata interruzione; il pubblico e i conoscenti non avevano quindi idea del suo esatto stato di salute.
La notizia per prima è stata data in diretta venerdì in tarda mattinata, nel corso di una trasmissione TV de La7 condotta da Myrta Merlino e alla quale partecipava Vittorio Sgarbi, reso celebre proprio da Costanzo quale invitato dei suoi talk, che ha commentato “E’ terribile, è morto nostro padre… sono sconvolto. La televisione è imprevisto,… è fare capitare le cose e Maurizio coi suoi inviti nei talk ne era capace”; la conduttrice da parte sua sottolineava che il motto di Costanzo era innanzitutto quello di “essere liberi”. Nel Ventunesimo secolo capita così di apprendere una notizia del genere, perché la conduttrice di un programma in onda, nota un alert sul proprio cellulare e legge un dispaccio di agenzia in diretta.
Nei giorni seguenti è stata organizzata la Camera ardente in Campidoglio e disposti i funerali solenni nella Chiesa degli Artisti, fissati per lunedì 27 febbraio; a tributargli l’ultimo saluto tanta gente comune, a parte i vip, quindi il suo pubblico prediletto. Ma fin da venerdì dalle personalità politiche ai vari amici e colleghi, in molti si sono prodigati a redigere messaggi in suo ricordo sui social: da Giorgia Meloni che in un tweet lo ricorda come “icona del giornalismo e della Tv, che ha saputo raccontare anni difficili con coraggio e professionalità. Grazie per aver portato nelle case degli italiani cultura, simpatia e gentilezza.”, all’account Twitter della Polizia di Stato, ove si legge “A lui, con cui abbiamo condiviso progetti e iniziative di legalità, va il nostro sentito ‘Grazie’”, o per citarne altri i post Instagram di Gianni Morandi che ammette “E’ un grande dolore…” o di Mara Venier che contrita, ricorda “una vita assieme” o ancora di Vladimir Luxuria che per l’impegno profuso nelle battaglie per i diritti civili dei transgender, assicura verso di lui “La mia gratitudine sarà eterna”.
Sui vari social post di ricordo, commemorazione e pure di addio. Un tempo non lontano si usavano i manifesti bordati di nero lungo le strade o gli annunci sui necrologi nei quotidiani, ora per essere più tempestivi e massivi si utilizzano i social, e questo anche da parte delle istituzioni.
Al di là di qualche improvvida idea da parte di alcuni che gli hanno fatto visita alla camera ardente, di pretendere un selfie con Maria De Filippi, anch’ella sì personaggio pubblico, ma in pieno dolore e lutto, comportamenti dettati da goffaggine ed ignoranza, ancora più preoccupanti e fuori luogo possono apparire gli articoli pubblicati domenica 26 febbraio ad oggetto il patrimonio di Costanzo; e ciò non solo da una nota e patinata rivista (con arie di internazionalismo, e fors’anche di superiorità rispetto alle classiche riviste femminili) ma, ahimè, anche da diversi quotidiani: non si parla dell’eredità morale ovviamente, ma di quella strettamente materiale. Allorché nemmeno sono stati svolti i funerali, tanti colleghi si sono presi l’incombenza di redigere o dare l’assenso ed inserire nel menabò gli elenchi (conosciuti) dei beni di proprietà del defunto.
A noi non è parsa un’idea molto bon ton, ed anzi indelicata per le tempistiche (specie verso la consorte Maria De Filippi che è stata sposata con Maurizio dal 1995 ad oggi, per un totale di 27 anni), idea affetta pure dal provincialismo cui ci ha abituato certa stampa inglese mei confronti dei reali, e semmai comportante l’impressione che il giornalismo della carta stampata – genericamente ritenuto il miglior giornalismo sulla piazza – stenti a farsi carico dell’eredità morale di quest’uomo, ma si interessi piuttosto di aspetti materiali, e di accrescere le proprie vendite solleticando curiosità su aspetti eminentemente privati.
Non mancheremo infine di notare che tanto clamore mediatico che si tenta di suscitare sul patrimonio a fine carriera di quello che è stato un intellettuale a tutto tondo, come detto, e non un semplice giornalista o conduttore, appare l’ennesimo stigma – forse neanche scevro da punte d’invidia e di antipatia anti-borghese – verso un professionista instancabile e particolarmente dotato e creativo, che ha avuto il merito di mettere a frutto solo le proprie qualità costruendosi interamente da solo.
Fin dalla gioventù coltivava il sogno di diventare giornalista in una famiglia dove gli avi erano marinai e pescatori ortonesi, la mamma era casalinga ed il papà era un semplice impiegato ministeriale, che era il primo a nutrire dubbi sulla carriera agognata dal figlio (dal suo punto di vista “non capiva cosa andavo a fare” confesserà in un’intervista), e poi scomparso allorché lui aveva solo 16 anni; eventi che lo indussero ad intraprendere la bassa gavetta nelle redazioni e così cominciò presso “Paese Sera” a 18 anni, appena diplomato, senza percepire alcunché, invece di andare all’università. Anni dopo, nel 2009, verrà insignito della laurea honoris causa in giornalismo, editoria e multimedialità dall’Università IULM di Milano. Un uomo che ha quindi messo a frutto i propri talenti senza alcuna agevolazione, con tutto il diritto ad un miglior benessere.
Silvia D’Ambrosio
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